Alcolismo giovanile, anche il Coni Calabria in campo contro questa piaga sociale
«Esiste un dato allarmante che deve far riflettere tutti». Con queste parole il presidente del Coni Mimmo Praticò pone sotto i riflettori la piaga sociale dell’alcolismo giovanile che purtroppo cresce in maniera esponenziale. «I giovani ritrovano nell’alcol un momentaneo stato di ebbrezza che li esclude temporaneamente dai problemi personali e dalla situazione di disagio generale che questa generazione vive. La società moderna – dice il Presidente - non è in grado di dare le risposte che i giovani, sbagliando, ricercano attraverso alternative e nocive strade. Ultime analisi statistiche evidenziano che la fascia di età più a rischio per l'abuso di alcolici è quella che va dai 12 ai 17 anni, ovvero il momento maggiormente critico della crescita, in cui le ragazze e i ragazzi iniziano ad interrogarsi sul proprio posto nel mondo. È in questa fase che la società deve fornire punti di riferimento agli adolescenti, facilitando la risposta alle molte domande che si pongono. Lo sport in particolare è il terreno fertile affinché essi possano crescere e trasformarsi in adulti nel rispetto delle regole e mantenendo saldi, davanti ai propri occhi, i valori che lo sport riesce a trasmettere».
Leggendo le notizie degli ultimi mesi, si nota che le nuove generazioni hanno una visione distorta della realtà; i motivi di questo distacco sono rintracciabili in una moltitudine di fattori: scarso dialogo in famiglia, pochi momenti di aggregazione sociale, rapporto asettico con l’istituzione scolastica e incremento delle nuove tecnologie che paradossalmente isolano i ragazzi.
«Credo – continua Praticò – che il Coni, anche nelle sue articolazioni territoriali, abbia l’obbligo morale di fare qualcosa. Dobbiamo veicolare il messaggio che lo sport non è solo attività fisica ma anche, e io direi soprattutto, momento di condivisione. I ragazzi e le ragazze devono capire che impegnare alcune ore del loro pomeriggio inseguendo un pallone, in palestra, in acqua o in sella a un cavallo – solo per fare alcuni esempi – è tempo impiegato bene, è tempo speso nel migliore dei modi. I risultati ricadranno non solo sulla loro salute fisica ma anche sul loro benessere mentale. Ecco, dobbiamo far capire questo ai giovani. Un concetto che non deve essere sponsorizzato solo dal Coni, ma portato avanti anche dalle scuole, dalle famiglie, dalle istituzioni con gli assessorati competenti e anche da tutti i soggetti sociali che operano con i giovani. Penso ad esempio alle associazioni cattoliche o ai gruppi teatrali. Lo sport deve accogliere i giovani, deve farli sentire protetti e al contempo donare loro quelle gioie che ricercano in altro; può allontanarli non solo dall’abuso di alcol, ma anche da altri pericoli molto gravi come l’uso di sostanze stupefacenti».
Ad avviso di Mimmo Praticò, «il passo primario che ognuno di noi può fare è quello di parlare con i più giovani e capire da dove derivi il disagio che li spinge a bere eccessivamente. Successivamente noi adulti dobbiamo far capire quali sono i danni gravissimi che l’alcol e le droghe provocano, anche perché la stragrande maggioranza non ne conosce assolutamente le conseguenze. Nonostante i divieti normativi che riguardano la vendita degli alcolici, i ricoveri in ospedale per elevati tassi alcolemici sono numerosissimi. Prevenire – conclude il presidente del Coni Calabria – resta l’arma vincente».